Magiche serate tra fuochi e antichi rituali.

E’ il 10 maggio… notte inoltrata…e si è appena conclusa una serata speciale, che emoziona e accomuna da secoli migliaia di Viestani.

 

Tra le più belle testimonianze della tradizione e del folklore Viestano, ci sono le numerose feste religiose che si svolgono durante l’arco dell’anno.

La festa, ad esempio, in onore di Sant’Antonio, oppure la festa in onore di San Giorgio, ognuna con le sue particolarità (dai dolci tipici di una, dal pane benedetto di un’altra, alla corsa dei cavalli in spiaggia di un’altra ancora) che si affiancano alla principale motivazione religiosa.

Però, tra tutte, la festa più importante, bella e sentita dai Viestani è la festa in onore di Santa Maria di Merino festeggiata, principalmente, nei giorni 8, 9 e 10 maggio e che attira ogni anno migliaia di fedeli, di turisti e di viestani, specialmente di quelli residenti magari da anni fuori città o addirittura all’estero.

 

L’antica statua della Madonna di Merino viene conservata durante tutto l'anno presso la Basilica Cattedrale di Vieste che, nel periodo della festa, viene riccamente addobbata.

Il rituale della festa prevede varie fasi (intronizzazione, vestizione con gli ori, novene, ecc…) che cominciano già da fine Aprile, fino ad arrivare all’8 maggio quando la Madonna è calata dal suo trono e collocata dentro la "cassa cittadina", formata da quattro pilastri ai vertici e da decorazione di pregevole fattura, tutte rivestite d’oro zecchino.

 

Subito dopo comincia la lunga fila della gente che, dopo ore interminabili, può finalmente avvicinarsi alla Madonna e toccarla, magari accarezzando con un fazzoletto rigorosamente bianco il ginocchio, tenendo come reliquia sacra ed anche rivolgerle una preghiera.

Purtroppo per il secolare sfregamento delle mani, il ginocchio della Vergine rischiava di sgretolarsi ma per fortuna un restauro effettuato di recente ha scongiurato il pericolo, anche se adesso è assolutamente vietato toccarlo con le mani ma solo con il fazzoletto . 

Con ciò si chiude la serata ma questo è solamente l’inizio.

 

Il culmine viene raggiunto il giorno successivo (il 9 maggio), la vera festa. S’inizia con la Messa di prima mattina presieduta dall’arcivescovo e, una volta finita, la cassa è sollevata e trasportata fuori dalla Cattedrale, accompagnata continuamente dai canti popolari delle "donne viestane": è il momento più toccante.

Appena uscita dalla porta centrale uno sparo pirotecnico avvisa che "il lungo pellegrinaggio" verso il Santuario di Merino sta per iniziare.

 

La pesantissima cassa, portata dagli uomini della Congrega di S. Maria, si avvia prima per le strade del centro storico, quindi sbuca in Piazza del Fosso per percorrere il centro del paese tra due ali di folla oceanica seguita dietro dai pellegrini lodanti. 

Il corteo sosta così alla prima "Pietra della Madonna", la più grande, in cui avviene il trasferimento della Madonna dalla cassa ufficiale a quella "di campagna", fatta di legno e molto più piccola, perché sta per avere inizio, dopo il consueto sparo, il pellegrinaggio di ben sette chilometri che prevede tre soste alle altrettante pietre della Madonna.

Arrivati a destinazione, passando per l’ultimo tragitto dalla spiaggia di Scialmarino, si passa alla celebrazione della Messa e quindi, dopo una doverosa sosta, si riparte per metà pomeriggio alla volta di Vieste.

 

Una volta ripartiti, ci si ferma quasi subito: la Madonna viene posta s’un piedistallo e rivolta verso la campagna per intercedere verso il Padre, affinché la stagione agricola sia prospera e fruttuosa, quindi una lunga marcia verso la chiesa di San Lorenzo, dominante l’omonima spiaggia sottostante, mentre fa imbrunire.

E’ il momento in cui tutti i pellegrini vengono disposti su due file con la fiaccola accesa davanti alla Madonna che, finita la Messa nella chiesetta, riprende il cammino assieme ai continui canti che non hanno mai smesso di lodare la Vergine.

 

A notte ormai inoltrata il "fiume di fuoco" è ormai a Vieste, alla prima pietra della Madonna, dove avviene il cambio di cassa e il trasporto del simulacro in Cattedrale.

Non prima però di ammirare i fuochi che segnano la conclusione di una lunga giornata, segnata dalla devozione per la protettrice.

 

La mattina successiva (e siamo al 10 maggio) l’ultima Messa in suo onore, sancisce la definitiva chiusura della festa.

Tolta dalla sua cassa viene risistemata nella sua cappella e svestita degli ori e della corona che la rendevano ancor più bella e solenne.

La festa in paese però continua con la tradizionale passeggiata serale lungo il Corso, allietata dalla musica di noti cantanti in Piazza del Fosso, per concludersi definitivamente con l’esecuzione di spettacolari fuochi pirotecnici.

Una festa meravigliosa, assolutamente da non perdere!

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